La Venere Civetta. Modernità e Postmodernità nelle collezioni civiche di Albissola Marina

La Venere Civetta. Modernità e Postmodernità nelle collezioni civiche di Albissola Marina

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Modernità e Postmodernità nelle collezioni civiche di Albissola Marina

a cura di Luca Bochicchio
Centro Esposizioni / dal 17 maggio 2018
Questa mostra raccoglie opere molto celebri, insieme ad altre meno note, provenienti dalla collezione del Comune di Albissola Marina. Il titolo prende spunto da due figure altamente simboliche nella cultura occidentale: la Venere e la Civetta. Entrambe sono rappresentate nella collezione civica, pur risalendo a due momenti storici distinti e significativi: la fine dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento.
La Venere (raffigurata secondo il mito della sua nascita, tra le onde del mare) appare infatti nella scultura in ceramica realizzata da Luigi Quaglino e Nicolò Poggi nel 1898. La Civetta, invece, viene interpretata da Pablo Picasso, nell’edizione Madoura del 1953, e da Roberto Crippa, nel dipinto del 1970 c.
Perché queste due figure simboliche possono sintetizzare l’idea di un confronto tra Modernità e Postmodernità?

La collaborazione tra il pittore piemontese Luigi Quaglino e il ceramista albissolese Nicolò Poggi segna, storicamente, l’avvio della produzione di ceramiche artistiche di gusto moderno nell’Albissola a cavallo tra Ottocento e Novecento. La scultura La nascita di Venere (1898) ben rappresenta questa nuova era modernista, che vede Albissola affermarsi sulla scena internazionale tra la prima e la seconda metà del Novecento, grazie alla sperimentazione ceramica dei linguaggi Liberty, Déco, Futurista, e poi ancora di quelli espressionista e informale.

Fin dai tempi più antichi, l’uomo ha attribuito alla civetta (così come al gufo) molteplici e contrastanti significati magici, sacri e simbolici. Oltre a rappresentare la saggezza (per via della sua capacità di vedere e agire anche nella più profonda oscurità), la Civetta allude da sempre al termine del giorno e quindi della vita: la fine del tempo della luce e l’inizio di quello delle tenebre. In questo percorso espositivo, la civetta modellata in ceramica da Picasso a Vallauris (Sud della Francia) nel 1953, e soprattutto quella dipinta da Crippa nel 1970 c., introducono all’epoca postmoderna, che prende avvio con la fine degli anni Cinquanta e trionfa negli anni Ottanta e Novanta del Novecento.

Se la Venere può dunque essere la metafora della nascita della cultura modernista dell’inizio del Novecento, la Civetta incarna il passaggio al postmoderno: quella fase della storia in cui entra in crisi proprio il mito modernista del rinnovamento, dell’originalità e del progressivo sviluppo delle arti. La contaminazione tra i generi e tra i materiali artistici, la citazione e l’ibridazione di modelli culturali “alti” e “bassi”, del passato e del presente, vengono così a creare, man mano che ci si avvicina alla fine del Ventesimo secolo, un panorama visivo e plastico discontinuo, fluido e permeabile.

In questa mostra incontreremo autori che nelle loro opere ben incarnano lo spirito
postmoderno (Loris Cecchini, Gianni Celano Giannici, Ugo La Pietra, Adriano Leverone, Sandro Lorenzini, Ugo Nespolo, Mario Rossello, Agostino Scrofani), altri che hanno interpretato lo spirito modernista d’inizio secolo (Quaglino e Poggi, Manlio Trucco, i Futuristi) ed altri ancora che sono stati traghettatori dell’una e dell’altra sensibilità (Edoardo Alfieri, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Ansgar Elde, Asger Jorn, Wifredo Lam, Picasso, Emilio Scanavino).